Gassificatore: il Comitato Campagnoli accende la protesta

 

In località Campagnoli, a pochi km dalle sponde del Garda, ad un pugno di metri dal Centro Commerciale “Il Leone”, tra campi coltivati ed aziende agricole di pregio, è prevista la costruzione di un impianto per il recupero di energia elettrica tramite fermentazione dei rifiuti.

 

La struttura, su cui la Provincia è chiamata ad esprimersi, prevede un gasometro alto 15 metri, una cabina elettrica, due generatori a ciclo continuo, una torcia di combustione ed otto silos di fermentazione dei rifiuti alti circa 20 metri. Un impianto destinato a trattare sino a 210.000 tonnellate di fanghi da depurazione per la produzione di 3 MegaWatt di energia elettrica.

Il progetto ha già incassato il NO da parte dell’amministrazione comunale. In particolare,  l’Assessore all’ecologia Nicola Bianchi ha definito incompatibile l’impatto paesaggistico dell’impianto con la riqualificazione dell’area, in senso commerciale e turistico, prevista dal PGT. Parere che trova il consenso anche della minoranza e del locale movimento 5stelle, preoccupati dagli enormi costi dal punto di vista ambientale e per il futuro del territorio.

Per fornire all’opinione pubblica informazioni sulle problematiche connesse ad una simile struttura si sta muovendo il Comitato Campagnoli. In data 3 Ottobre, l’organizzazione ha dato vita ad una partecipata conferenza, ottenendo il plauso e l’appoggio di varie associazioni ambientali, movimenti popolari e partiti politici. “Oltre alla questione degli odori generati dall’azienda, tutt’oggi non risolta e per cui il comitato s’era inizialmente costituito, – ha spiegato il presidente Alberto Pace – ci troviamo ad affrontare una nuova problematica: la costruzione di un gassificatore di dimensioni notevoli. Basti pensare che l’impianto di Bedizzole, che tanto sgomento aveva destato, era destinato a trattare circa 18mila tonnellate annue di pollina. Qui si parla di 210mila tonnellate all’anno di fanghi da depurazione. Si pensi solo alle ripercussioni in termini di traffico che si verrebbero a creare. La qualità del gas prodotto dipende, poi, dal tipo di input immesso nel digestore ed è evidente che tra un impianto alimentato a mais ed uno alimentato a fanghi di depurazione qualche differenza sussiste. La zona su cui potrebbe sorgere è circondata da laghetti artificiali e la falda è a soli 5 metri dal piano campagna, a fronte di 3.800 metri cubi di prodotto immesso nelle cisterne. Quanto accaduto recentemente a Maguzzano, oltre che altrove, deve far riflettere. L’impianto, infine, è a 1.5 km dal comune di Desenzano; 1.8 km da Castiglione; 4.2 da Solferino; 5.0 da Pozzolengo. Non riguarderà, quindi, solo Lonato”. Per mantenere la popolazione aggiornata sulle attività del Comitato, è da pochi giorni on line una pagina facebook, su cui saranno postate future iniziative, dissertazioni scientifiche sul biogas ed informazioni di vario genere.

L’azienda implicata, dal canto suo, “confida che in questo momento economicamente e finanziariamente complicato – si legge in una nota – venga consentito di realizzare quest’iniziativa imprenditoriale e, comunque, venga svolto l’iter amministrativo di valutazione senza strumentalizzazioni, con spirito sereno e costruttivo”.

Nel frattempo la notizia è giunta sino a Roma, dove l’On. Lacquaniti, deputato SEL di origini lonatesi, ha bocciato senza se e senza ma il progetto. “Invito la Provincia di Brescia – è scritto sul suo sito – alla moratoria del progetto per permettere al Comune di Lonato e a quelli limitrofi di valutare l’impatto di questa struttura, e poter assumere tutti i provvedimenti atti a fermare quest’opera del tutto insostenibile. È mia intenzione valutare tutti gli strumenti che come parlamentare ho a disposizione, per fare in modo che venga fermato questo scempio e venga tutelato il territorio di Lonato”.

 

FONTE: Articolo pubblicato su ECO DELLE VALLI il 7-10-2013 LINK

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